Rete di Attivismo Bisessuale+ Italiana: collettivi e attivistə per i diritti Bi, Pan e di tutte le persone attratte da più di un genere. Contro la bifobia e il mono-sessismo, rivoluzione bi+! 🔥
Per il Mese della Visibilità Bisessuale, stiamo preparando qualcosa di grosso!Per tutte le volte che ti hanno detto che "sei solo confusə" e che "devi scegliere". Per tutte le volte che ti hanno fattə sentire invisibile. Perché le persone bi+ sono più della metà della comunità LGBTQIA+, ma le nostre rivendicazioni sono costantemente messe da parte: prendiamoci spazio!Le persone bi+ scendono ancora una volta in piazza: per rivendicare il nostro diritto di esistere e lottare, per la nostra visibilità, per un mondo oltre i binarismi e i confini. Per una rivoluzione bi+!Appuntamento a La Spezia il 20 settembre, con il supporto di NUDM La Spezia: scendi in piazza con noi!
A breve pubblicheremo tutte le informazioni, non prendere impegni e segui Rete RABBIT per non perderti nulla!
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Qui trovi i comunicati congiunti della rete!.4 agosto 2025 | SAVE THE DATE: 20 settembre, BI+ PRIDE a La Spezia!Per il Mese della Visibilità Bisessuale, stiamo preparando qualcosa di grosso!Per tutte le volte che ti hanno detto che "sei solo confusə" e che "devi scegliere". Per tutte le volte che ti hanno fattə sentire invisibile. Perché le persone bi+ sono più della metà della comunità LGBTQIA+, ma le nostre rivendicazioni sono costantemente messe da parte: prendiamoci spazio!Le persone bi+ scendono ancora una volta in piazza: per rivendicare il nostro diritto di esistere e lottare, per la nostra visibilità, per un mondo oltre i binarismi e i confini. Per una rivoluzione bi+!Appuntamento a La Spezia il 20 settembre, con il supporto di NUDM La Spezia: scendi in piazza con noi!
A breve pubblicheremo tutte le informazioni, non prendere impegni e segui Rete RABBIT per non perderti nulla!.23 settembre 2024 | Oggi 23 Settembre celebriamo e rivendichiamo politicamente la Giornata Internazionale delll’Orgoglio e della Visibilità bisessuale!Come rete RABBIT e attivistə siamo orgogliosə di tutte le persone bi+, della gioia bisessuale di desiderare più di un genere e delle nostre comunità.Vogliamo dare voce e potere alle soggettività bi+ per contrastare la bifobia e la bicancellazione strutturale nei movimenti per i diritti.Abbiamo bisogno di voci bi+ perché ancora ci sono persone e realtà politiche che rifiutano di accettare la nostra esistenza, i nostri problemi e i nostri contributi alle lotte per i diritti.Essere bi+ in una società monosessista è un atto politico e liberatorio e non ci accontentiamo della visibilità di facciata gentilmente “concessa” con un post social a settembre, salvo poi veder ignorare apertamente le soggettività Bi+ il resto dell'anno.Ancora oggi le persone bi+ vengono denigrate o delegittimate negli spazi e nelle associazioni LGTQIA+, spesso con la pretesa o aspettativa che sceglieremo un’identità eterosessuale, rinunciando a fare politica, o omosessuale assimilandoci.Invece, noi vogliamo lotte bisessuali radicali e rivoluzionarie contro l’assimilazionismo, la “rispettabilità borghese” e l’imperialismo colonialista che usa la bandiera arcobaleno per giustificare i genocidi.Che sia una giornata di visibilità, orgoglio e liberazione per tutte le persone attratte da più di un genere perché, come scritto nel Bisexual Manifesto: “è tempo che la voce bisessuale sia ascoltata”..10 settembre 2024 | Nasce RABBIT, la Rete di Attivismo Bisessuale+ Italiana!Come collettivi e attivistə che si occupano di tematiche Bi+ abbiamo deciso di formare una rete che raccolga al meglio tutte le iniziative dedicate alla nostra comunità sul territorio italiano. Per lanciarla abbiamo scelto settembre, mese della Visibilità Bisessuale!L'attivismo Bi+ in Italia è ancora spesso invisibilizzato e sminuito: come rete puntiamo a unire le forze per combattere questa cancellazione e portare avanti una lotta intersezionale a voce alta!RABBIT sarà il luogo dove trovare ogni tipo di notizia, evento e materiale su tematiche Bisessuali, Pan, Queer, Bi+ e non-monosessuali.Date un'occhiata al calendario e alla mappa con gli eventi di settembre, in continuo aggiornamento!Le nostre lotte però non durano un mese all'anno!
Seguiteci per rimanere aggiornatə anche sulle iniziative future!
Sabato 14 settembreModena. Banchetto informativo sulla bisessualità. Ore 18:00 – 24:00. Qui per maggiori informazioni.Salerno. Banchetto informativo sulla bisessualità. Materiale e informazioni su orientamenti bisessuali, la loro storia politica e le istanze della comunità bi+. Uno spazio per la comunità bi+ per trovare informazioni chiare e supporto. Ore 19:00. Qui per maggiori informazioni..
Giovedì 19 settembreNapoli. Caffebbì. Torna l'evento informale di socializzazione e confronto tra persone bi, pan e non-monosessuali per connettere con la comunità Bi+ di Napoli! Ore 18:00. Qui per maggiori informazioni..
Domenica 22 settembreMilano. (Pop)ular Questions. La presentatrice Rubynia Reubens assieme a Bb e Gì del podcast FAQ the Poly, Muriel, Tommaso Fiore assieme a Car G. Lepori e Andrea Amato del collettivo BPlus Milano risponderanno a tutte le vostre domande sulle identità dell’ombrello bi+. Ore 18:30. Qui per maggiori informazioni..
Mercoledì 25 settembrePadova. Bisexual Support Group. Serata aperta a persone bi+ (incluse pan, questioning, ecc.) e solidali, condivisione libera di esperienze e sfide legate all'attrazione verso più di un genere. Uno spazio protetto e rilassato per discutere le assunzioni e le strategie da usare. Ore 19:00 – 21:00. Qui per maggiori informazioni..
Domenica 29 settembreMilano. Aperi(bi)vo di settembre. Aperitivo mensile aperto a persone bisessuali, pansessuali, queer e a tutte le soggettività attratte da più di un genere. Uno spazio per parlare, conoscersi e confrontarsi. Ore 19:00. Qui per maggiori informazioni.
Qui di seguito trovi tutte le informazioni sul Bi+ Pride a La Spezia: percorso del corteo, indicazioni per partecipare alla festa del Bi+ Pride, accessibilità e non solo. Le informazioni sono in aggiornamento.Se hai bisogno di altri dettagli, non esitare a scriverci su Instagram, Telegram o alla nostra mail [email protected]!Consulta anche la mappa del Bi+ Pride: trovi informazioni utili per trovare bagni accessibili, spazi friendly, parcheggi e altro ancora!
Info sul corteo
Concentramento alle ore 15:30 in Piazza Brin; partenza alle 16:00; arrivo in Piazza Verdi.
Arrivare a Spezia e muoversi in città
Spezia ha due stazioni del treno, La Spezia Centrale e La Spezia Migliarina. La Spezia Centrale è a soli 400m da Piazza Brin (concentramento del corteo).
Per spostarsi nel centro della Spezia ci sono frequenti autobus; il costo del biglietto è di 1.50€, acquistabile presso rivenditori indicati (tabaccherie, edicole, ...) e via telefono scrivendo "ATCU" al numero 4850207. Non è possibile acquistare il biglietto sull'autobus, con carta o contanti.
Se arrivi a Spezia in Flixbus, a pochi metri trovi una fermata dell'autobus ("Istituto Cardarelli") per raggiungere il centro.
Qui puoi consultare gli orari dell'autobus e verificare quali corse sono servite da mezzi accessibili in sedia a ruote.
Se ti muovi in auto, tieni presente che gran parte del centro di Spezia è accessibile solo alle automobili Euro5 o superiori.
Non è facilissimo trovare parcheggio a Spezia... Consulta la mappa se hai bisogno di indicazioni su dove parcheggiare.
Accessibilità del corteo
Il percorso è lungo circa 1.7 km, prevalentemente in piano (o in lieve pendenza, in discesa). La prima parte del percorso è su strade larghe e asfaltate, mentre da Piazza Garibaldi in poi percorre strade più strette e lastricate.
Durante il corteo sarà presente un'interprete LIS; inoltre, gli interventi saranno disponibili a questo link.
Lungo il percorso e nelle sue vicinanze vi sono diversi bagni accessibili (pubblici o all'interno di esercizi commerciali). Per trovarli puoi consultare la mappa del Bi+ Pride.
Potrebbe essere più difficile muoversi in alcune parti della città per la presenza di banchetti del festival "La Spezia Fantasy" nello stesso giorno.
Se hai bisogno di indicazioni o assistenza, puoi rivolgerti in ogni momento al gruppo di cura, che dispone anche di acqua, integratori, snack (vegani e gluten free), stim toys e tappi per le orecchie.
Info sulla festa
Sezione in aggiornamento! Segui @reterabbit e @nudmlaspezia su Instagram o Telegram: qualcosa bolle in pentola!
Raggiungere la festa
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Accessibilità della festa
Lo spazio dedicato alla festa del Bi+ Pride dispone di tre bagni, di cui uno accessibile in sedia a ruote. Tutte le attività legate alla festa si svolgeranno in spazi integralmente accessibili.
Al piano superiore verrà allestita una piccola stanza di decompressione. Stiamo lavorando a una soluzione che permetta di creare anche uno spazio di decompressione accessibile in sedia a ruote. Rivolgiti al gruppo di cura per qualsiasi informazione e necessità.
Intorno al luogo della festa sono presenti numerosi parcheggi gratuiti.
Introduzione
Noi persone Bi+ siamo qui e siamo sempre state qui: nelle assemblee, nei collettivi, nelle piazze; eppure, troppo spesso veniamo forzate all'invisibilità.
Siamo più di metà della comunità queer, ma ancora nei movimenti, nelle associazioni e nella società ci dicono che non c'è spazio per le nostre voci, che altrə parleranno per noi e che dobbiamo ringraziare di essere nella sigla. Ancora è dato per scontato che le persone Bi+ debbano essere una presenza silenziosa, come se le nostre lotte e le nostre esistenze non fossero autonome e valide.
La nostra voce è ancora vista da chi è monosessuale come un incomodo; la nostra esistenza, come un imprevisto e una spina nel fianco di movimenti per i diritti fintamente "inclusivi".
Allora noi ce lo rivendichiamo, vogliamo essere imprevisto e anomalia. Vogliamo scendere in piazza per dire che non siamo queer a metà, che la bisessualità è un'identità autonoma e piena. Che le rivendicazioni delle comunità Bi+ non sono subalterne, non si possono diluire o accantonare per la comodità monosessuale. Non accettiamo il silenzio, l'invisibilità in cui veniamo gettatə e gli imbarazzanti tentativi di cancellazione della nostra storia, che è storia del movimento queer.
Non vogliamo sentirci dire che "le identità non servono più" se con questo ci si riferisce sempre alle persone bisessuali, mai alle persone gay e lesbiche. Il muro che divide etero e omosessualità è un ostacolo da abbattere, e le nostre esistenze lo fanno tremare, qui e ora.
Siamo qui per essere visibili, fare rumore, prendere spazio. Non siamo dispostə ad abbassare la voce per tranquillizzarvi: la lotta bisessuale è dirompente, anti-binaria, anti-patriarcale. E se per questo la nostra voce è scomoda, vi saremo d'incomodo.
“It ain't over till the bisexual speaks”- “non è finita finché non parla la bisessuale”, ha detto Lani Ka'ahumanu durante la Marcia Gay, Lesbica e Bi di Washington.
Era il 1993 e le persone Bi erano state aggiunte al nome della marcia per la prima volta, lottando, non senza fatica, contro la bifobia interna al movimento.
Ka'ahumanu era l'ultima di diciotto persone a parlare dal palco, l'unica bisessuale. Arrivato il suo turno, le hanno detto che era troppo tardi, che avrebbe dovuto tagliare. E lei si è rifiutata: di tagliare, di tacere, di fare un passo indietro.
Perché non c'è rivolta frocia senza la rabbia bisessuale; non può esserci liberazione per le persone queer senza lotta alla bifobia.
Vale ancora oggi, vale ancora qui e per noi. Siamo qui, siamo sempre statə qui e continueremo a esserci. Non è finita finché non parla la comunità Bi+.
1. Bisessualità come anti-binarismo
Molti aspetti delle nostre vite sono influenzati dalla piaga del binarismo, che vorrebbe che ogni parte delle nostre esistenze fosse semplice, netto e ordinato. Come comunità bisessuale, la nostra stessa esistenza mette in discussione diverse forme di binarismo e per questo veniamo presə di mira o cancellatə. Veniamo accusatə di instabilità per proteggere un fragile sistema monosessuale.
Il concetto di bisessualità sfida la divisione dicotomica tra eterosessualità e omosessualità e costringe la società a riconoscere che i confini tra le identità sono molto meno rigidi di quanto non si pensi. Oltre questo, la comunità bisessuale è stata da sempre un terreno fertile per la messa in discussione del binarismo di genere, una caratteristica che è spesso risultata scomoda a moltə, tanto da arrivare a riconoscere il nostro orientamento solo a patto che possa essere rinchiuso in uno stretto binarismo di genere, spesso anche con accezioni fortemente transfobiche.
Noi di Rabbit ci opponiamo a queste forzature e affermiamo con orgoglio che gli orientamenti bisessuali sono da sempre inclusivi delle identità trans e non binarie, senza eccezioni. Abbracciamo le definizioni di bisessualità che la vedono come attrazione nei confronti di più generi, riconosciamo la necessità per molte persone della comunità di individuare terminologie e definizioni più specifiche che decidiamo di includere nel più ampio ombrello di Bi+ e rifiutiamo convintamente qualsiasi prescrittivismo anti-storico sull'etimologia di bisessualità. Gli orientamenti come quelli pansessuali, omnisessuali e polisessuali sono parti fondamentali dell'identità Bi+ e nessuno di essi è un prerequisito per poter provare attrazione per persone trans e/o non binarie. Qualsiasi divisione forzata e artefatta serve esclusivamente a frammentare una comunità già fin troppo marginalizzata e quindi lavoriamo a una prospettiva che metta da parte le lotte intestine e permetta di creare una comunità in cui ogni individuo possa sentirsi accolto e unirsi alla battaglia contro la bifobia.
Rompere il binarismo è fondamentale anche perché la pretesa che chiunque debba arrivare a definirsi etero o gay costituisce l'origine di molte delle discriminazioni che subiamo, tra cui il fatto che la bisessualità venga considerata un'identità "di passaggio", una fase, un esperimento o una moda. Come persone bisessuali non siamo inerentemente più confuse di altre solo perché contrastiamo una rigidità che non ha mai fatto parte della natura umana, siamo qui per smontare le narrazioni semplicistiche e affermare, sempre e comunque, che abbracciare le complessità è l'unico modo per essere libere.
2. Rivendicazioni, bifobia istituzionale e strutturale
La visibilità non ci basta. Per avere pieni diritti non basta semplicemente nominarci. Chiediamo cambiamenti strutturali subito e queste sono le nostre richieste pratiche.
Prima fra tutte il diritto alla salute: non esiste un diritto alla salute se lo Stato Italiano ti discrimina e se il governo fa campagna elettorale sulla tua pelle, aumentando attacchi fisici e verbali nei confronti della comunità LGBTQIA+
Queste costanti discriminazioni, unite a quelle ricevute nella comunità arcobaleno stessa, producono lo “stress della minoranza”: il risultato è che le persone Bi+ hanno vite più brevi e con qualità di vita peggiore a causa della discriminazioni subite.
Subiamo discriminazioni pure nelle nostre relazioni. Molte persone Bi+ subiscono violenze fisiche e psicologiche da partner che non accettano la nostra identità. Per sopravvivere, molte di noi sono costrette in relazioni d’abuso, alla faccia di chi parla del privilegio bisessuale.
Quando però ci rivolgiamo alla medicina per curarci, troviamo ancora psicologə impreparatə e che non hanno mai sentito parlare di bisessualità. Questa mancanza di formazione crea danni terapeutici, e nei peggiori casi terapie di conversione che, ricordiamo, sono inutili, dannose, e perciò illegali in molti paesi. Ma non in Italia.
Troviamo ancora medicə che quando leggono "bisessualità" pensano "malattia sessualmente trasmissibile", ipersessualizzandoci. Questo è il risultato di decenni di demonizzazione delle tematiche LGBTQIA+. Quando le nostre vite diventano un tabù, il personale sanitario non viene formato, e le uniche informazioni che ha sono gli stereotipi che circolano in una cultura sessualmente repressa.
Chiediamo quindi dei cambiamenti immediati: formazioni obbligatorie sulla medicina LGBTQIA+ nei corsi di studi socio-sanitari; rendere obbligatoria una quota di corsi ECM annuali legati alla salute LGBTQIA+; vietare le terapie riparative e di conversione, rendendo illegale praticarle e pubblicizzarle; bandire gli obiettori di coscienza dai consultori.
La sanità non è l'unico luogo in cui subiamo discriminazione istituzionale e violenza di Stato.
Subiamo violenza dallo Stato sin da piccolə, quando la Scuola si rifiuta di fare formazione all’affettività, al consenso e alle tematiche LGBTQIA+. Questo approccio produce solo bullismo e lo vediamo sulle pagine dei giornali.
Quest’anno a Pescara un ragazzo bisessuale di 14 anni è stato preso di mira per 5 mesi da dei compagni di scuola, che sono arrivati persino a minacciarlo con un coltello. Il ragazzo ha deciso di denunciare, arrivando a portare il caso in tribunale. I giudici hanno però deciso di perdonare i cinque bulli.
Ci chiediamo quale giustizia riparativa possa essere effettuata in un paese che non prevede percorsi di sensibilizzazione alle tematiche LGBTQIA+ ma dà il via libera a chi decide di opprimere le minoranze.
Lo Stato è complice della nostra oppressione. Lo sappiamo per esperienza, quando alcune di noi hanno ricevuto minacce di morte perché bisessuali e le forze dell’ordine si sono rifiutate di accettare la denuncia. Quando abbiamo subito aggressioni in strada chi dovrebbe proteggerci non ha fatto niente, liquidando tutto come “ragazzate”.
Per anni su forum come Phica.net o gruppi come Mia Moglie sono state diffuse foto senza consenso di donne. Numerose di queste sono bisessuali e sono state prese di mira proprio per la propria sessualità. Per anni non è stato fatto niente nonostante numerose denunce sporte. La stampa ci informa che sono stati trovati anche diversi utenti appartenenti alle forze dell’ordine.
I tribunali stessi sono luoghi di duplice vittimizzazione. Basti pensare alla vicenda giudiziale dello stupro della Fortezza da Basso, in cui una donna bisessuale ha denunciato i propri stupratori ed è stata giudicata come incapace di esprimere consenso in quanto bisessuale. Tutto ciò rende difficile avere quindi fiducia nello Stato.
Spesso sono i giudici e le Commissioni Territoriali a decidere se sei abbastanza bisessuale per avere dei diritti. Questo capita quando persone Bi+ fuggono dal proprio paese perché minacciate di morte per la propria identità. Arrivate in Europa avrebbero diritto allo status di rifugiato, ma i tribunali spesso colgono l’occasione per decidere quanto una persona sia effettivamente bisessuale.
E’ capitato in Irlanda: una ragazza originaria dello Zimbabwe ha visto la propria richiesta di protezione rifiutata perchè secondi i giudici “non sembrava bisessuale”. In Olanda un ragazzo iraniano bisessuale ha perso la protezione internazionale perchè “non andava ad abbastanza eventi LGBTQ+”, non tenendo conto del fatto che fosse cieco. Allo stesso modo la bisessualità di un uomo giamaicano non è stata considerata attendibile perché aveva affermato che il suo orientamento “non era genetico”. In Italia quest’anno la Commissione Territoriale di Milano ha rigettato la domanda di protezione internazionale di un ragazzo bisessuale di origine peruviana: la Commissione ha detto che il Perù è un paese sicuro per le persone LGBTQIA+, anche se l’anno scorso il governo peruviano ha definito le identità trans e non-binarie come malattie.
Ma l’Italia non è messa meglio: viviamo in un Paese in cui le non-monosessualità non sono capite dal punto di vista legale, e ne abbiamo avuto prova durante il percorso del DDL Zan, che è fallito nonostante la maggior parte della popolazione fosse a favore.
Abbiamo bisogno di tutele reali: educazione all’affettività nelle scuole e un focus sulla comunicazione non violenta sin da piccolə; formazioni obbligatorie e continuative per tutto il settore pubblico, amministrativo e legale; Commissioni Territoriali formate a gestire le richieste delle persone non-monosessuali; un apparato giudiziario che non metta in atto vittimizzazione secondaria.
Un'educazione all'affettività che contrasti bifobia e queerfobia avrebbe anche un effetto positivo sulla bifobia strutturale, cioè la discriminazione bifobica che permea la società nel suo insieme. Tra i suoi molti effetti, fa sì che le persone Bi+, statisticamente, guadagnino meno delle persone etero, gay e lesbiche, perché a causa degli stereotitpi sulla nostra supposta instabilità siamo vistə come meno affidabili e competenti.
Lo Stato inoltre ci discrimina nelle relazioni, dandoci più o meno diritti non in base alla persona che siamo, ma alla persona con cui stiamo. In Italia non sono stati fatti passi avanti dopo le unioni civili, che danno diritti solo parziali alle coppie dello stesso genere.
Le unioni civili non permettono di riconoscere lə propriə figliə, non includono nemmeno la stepchild adoption, cioè l’adozione dellə figliə dellə partner, come invece avviene per il matrimonio. Questa scelta è un chiaro ostacolo alle coppie dello stesso genere, e troviamo rivoltante l’idea di essere giudicatə come adattə ad essere genitorə solo se stiamo con una persona del genere considerato opposto.
Le persone Bi+ sono quelle che fanno più figli nella comunità arcobaleno, ma la nostra genitorialità è di per sè cancellata. La bisessualità è spesso vista come incompatibile con la genitorialità, come qualcosa che debba essere nascosta, che destabilizza la famiglia eteronormata. Noi rivendichiamo la genitorialità bisessuale e richiediamo pieni diritti per tutte le famiglie, qualunque composizione abbiano.
Lottiamo contro il Governo Meloni che ha reso la gestazione per altri un "reato universale". È inaccettabile che un governo renda illegale la costruzione di una famiglia, andando a sindacare sulla libertà di usare il proprio utero come si crede meglio. Questa legge non ha né la capacità né lo scopo di proteggere lə gestanti, serve solo a creare odio verso le famiglie con due padri.
Ricordiamo inoltre che le relazioni e le famiglie esistono aldilà della famiglia nucleare. Chiediamo diritti per le relazioni poliamorose, non-monogame e quelle composte da più partner. Cuba ha già riconosciuto le relazioni composte da più persone 3 anni fa, lo possiamo fare anche noi.
Rigettiamo inoltre la necessità del sesso come base per la validità di una relazione. In Italia ancora oggi la mancata consumazione del matrimonio, accertata da un giudice, è una delle casistiche per lo scioglimento dei matrimoni. Riteniamo che questo sia un retaggio patriarcale da eliminare.
L’amatonormatività e l’allocentrismo sono ancora presenti nel codice italiano, e ci uniamo alle persone Aspec nella lotta per la costruzione di relazioni al di fuori dei costrutti tossici eterosessisti. Ci battiamo contro la patologizzazione delle persone asessuali e aromantiche, che vengono viste come malate o da correggere.
Infine, ricordiamo che l’Italia è un paese che si riempie la bocca dei valori della famiglia, ma che poi scompare quando è il momento di crearne una. Non si può fare a meno di chiedersi come si possa formare delle famiglie se acquistare una casa è praticamente impossibile, i reparti di ostetricia e ginecologia si svuotano, il sistema sanitario è al collasso, avere una famiglia penalizza le donne lavoratrici, il congedo parentale obbligatorio è di soli 10 giorni ed è comunque visto male, e gli asili nido costano una follia.
Vogliamo un sostegno reale alla genitorialità e alle famiglie, che comprenda l’ottenimento del matrimonio egualitario col riconoscimento dellə figliə alla nascita, l'accesso alla PMA e la legalizzazione della gestazione per altri, il riconoscimento delle famiglie con più partner, delle relazioni non-monogame e di quelle non-romantiche e/o non-sessuali, così come sostegni reali e concreti al diritto alla casa e alla famiglia.
3. Bisessualità ed essere trans
La transfobia è una delle discriminazioni che si interseca più spesso con la bifobia. Le persone trans si definiscono bisessuali più spesso delle persone cis ma subiscono comunque livelli elevati di bicancellazione.
Se per la società la bisessualità è una forma intermedia sulla strada per essere gay o lesbicə, l'essere trans viene visto come l'evoluzione finale del percorso lineare su cui le nostre identità vengono appiattite.
In questa prospettiva è impossibile immaginare una persona trans che non sia eterosessuale, se non in contesti in cui la sua presunta omosessualità possa essere usata come spauracchio transfobico.
Il risultato è che in ogni caso le tantissime persone bi e trans vengono completamente cancellate, a volte addirittura escluse da fantasiose definizioni di bisessualità e costrette in un binarismo forzato, sia di genere che di orientamento.
Nei percorsi di affermazione di genere, gli stereotipi sull'indecisione delle persone bisessuali va attivamente a danneggiare le persone che vi accedono, che hanno più problemi a sentirsi validate nella loro identità. Invece, quando non vengono cancellate o sminuite, le persone bisessuali e trans subiscono la feticizzazione proveniente da entrambe queste parti del loro essere, trovandosi spesso doppiamente oggettificate.
Come persone bisessuali, la libertà di vivere il nostro genere e il nostro orientamento al di fuori di stereotipi e di coerenza con una visione semplicistica delle identità è fondamentale per vivere la nostra liberazione e con la storica alleanza con la comunità trans lotteremo sempre per ottenerla.4. Bimisoginia
Per bimisoginia intendiamo la specifica oppressione vissuta dalle persone bisessuali colpite da misoginia. Non riguarda dunque solo le donne ma tutte le persone che vengono percepite come tali dalla società eteronormata e cissessista.
La bimisoginia non si manifesta come semplice addizione della bifobia e della misoginia ma va ad agire con atti di discriminazione specifici in base a genere percepito e orientamento bisessuale. L’ipersessualizzazione è una manifestazione tipica della bimisoginia; nella società eteronormata questo comporta un elevato rischio di subire feticizzazione sessuale. Il consenso delle persone colpite da bimisoginia viene dato per scontato e questo comporta un aumentato rischio di subire violenza sessuale come confermato dalle statistiche USA e UK in cui la violenza misogina viene messa in relazione con l’orientamento sessuale dichiarato. Le donne bisessuali riportano sistematicamente tassi di violenza più elevati delle donne eterosessuali e lesbiche. Nell’ambiente queer invece le persone bisessuali colpite da misoginia sono spesso descritte come predatrici sessuali, interessate solamente al sesso, salvo poi abbandonare il proprio interesse saffico a favore di un uomo con cui stabilire una relazione amorosa.
Gli uomini etero ci vedono come prede, le donne lesbiche ci vedono come predatrici. In nessuna di queste due narrazioni ipersessualizzate siamo soggetti ma semplicemente oggetti dei discorsi altrui. Nella pornografia siamo una categoria al servizio dello sguardo maschile; questo accade anche alle persone lesbiche e, purtroppo, talvolta viene attribuito alle donne Bi+, invece che al sessismo, contribuendo a isolarci da una comunità in cui dovremmo invece essere accoltə.
Anche la salute mentale delle persone bisessuali colpite da misoginia è a dir poco precaria con tassi elevati di depressione, ansia nonché abuso di sostanze. Tali problematiche sono dovute all’effetto del minority stress ma anche alla mancanza di una rete di supporto. Le persone bisessuali colpite da misoginia sono sole. Non esistono specifici progetti in Italia dedicati alle loro esigenze e alle conseguenze legate alla loro specifica oppressione. E tutto questo ha un prezzo, pagato con le nostre lacrime e il nostro sangue. Non è solo il nostro corpo a essere discriminato: anche le nostre menti, fin da quando vediamo la luce, subiscono un processo di condizionamento eteronormato e intrinsicamente violento.
Le persone bisessuali colpite da misoginia subiscono gli effetti dell'eteronorma ovvero della sovrastruttura ideologica per cui siamo indotte a immaginare la relazione con un uomo come unico orizzonte di vita possibile e praticabile. Tale esperienza riguarda tutte le persone saffiche ed é uno dei motivi del fenomeno "late blooming" ovvero dello scoprire e abbracciare la propria queerness in stadi avanzati della propria esistenza. Soprattutto rispetto agli uomini queer, in particolare degli uomini gay.
Tuttavia, le persone bisessuali subiscono anche gli effetti della mononorma ovvero della sovrastruttura ideologica per cui possiamo immaginare solo due alternative identitarie perché quelle sono le uniche opzioni conoscibili nella nostra società. Non é un caso se le persone bisessuali colpite da misoginia vengano considerate etero oppure "lesbiche senza il coraggio". Non é possibile essere altro in una società in cui non è concesso neppure immaginare un'alternativa tra due opzioni. Nessuna sorpresa dunque che le donne bisessuali si rendano conto della loro identità tardi e non vengano comunque creduto e pertanto isolate e rifiutate dagli ambienti sia etero che queer.
Sappiamo dagli studi che le donne Bi+ affrontano più violenza di genere da partner, a prescindere da come si identificano perché sono i nostri desideri e corpi a essere oppressi, sia in relazioni che "passano" per etero o lesbiche.
E allora nominiamola questa violenza, vogliamo che si parli di violenza bifobica in relazioni saffiche e che i nostri bisogni siano riconosciuti come indipendenti invece di vederli scomparire dentro l'etichetta "violenza in relazione lesbica".
Noi vogliamo rompere l'isolamento delle donne Bi+ e di tutte le persone Bi+ colpite da bismisogia, anche di quelle in relazioni altro-genere. Rifiutiamo di venire gestitə, malrappresentatə, sfruttatə, sottopostə a violenza! La bismisoginia è enormemente dannosa ed è fondamentale riconoscerla e abbatterla, ovunque la si ritrovi!
5. Relazioni
In un contesto socioculturale in cui la scelta dellə partner è considerata una comunicazione della propria identità molto più affidabile dell'autodeterminazione, le persone bisessuali spariscono costantemente.
Abbiamo adottato termini nati per parlare dell'identità individuale utilizzandoli per parlare di relazioni: "coppia etero" , "matrimonio lesbico", "genitorialità gay" e in tutto questo le persone bisessuali rimangono ai margini e non solo dal punto di vista linguistico.
Durante tutto l'iter per l'approvazione delle unioni civili, già estremamente problematico per tutti i compromessi e le implicazioni omofobe che ha generato, il fatto che tale istituzione coinvolgesse anche la comunità bisessuale non è stato minimamente preso in considerazione. Persino durante la discussione di misure come la step child adoption, se ne parlava come un'istanza principalmente di persone gay e lesbiche, nonostante sia chiaramente un tema di grande interesse per la comunità bisessuale.
Nel mentre, l'omofobia istituzionale ha fatto anche sì che nelle unioni civili, a differenza del matrimonio, non ci sia l'obbligo di fedeltà. Dunque come persone Bi+, se siamo interessate a sposarci, per legge veniamo giudicate capaci o incapaci di essere genitori, fedeli o infedeli, a seconda della persona con cui stiamo. Questo bivio giuridico è tanto assurdo quanto stressante, e prova come la persona bisessuale viva molto concretamente le conseguenze della cancellazione, ritrovandosi fuori dai discorsi politici e dentro le divisioni discriminatorie, sentendo il peso dell'invisibilità anche nelle situazioni in cui il privilegio eteronormato la potrebbe favorire.
Questa situazione si sovrappone a un tessuto socioculturale in cui tutto ciò che è relazionale viene regolato da rigide logiche etero-, allo-, mono- e amatonormate. L'unico tipo di relazione contemplata è quella romantica, allosessuale, monogama e regolata da rigidi ruoli, spesso seguendo le divisioni di genere eterosessuali. Questa rigidità crea forti sofferenze per molte parti della comunità queer che vorrebbero avere la possibilità di spaziare all'interno di un mondo relazionale ricco e variegato senza sentire l'enorme peso dei canoni stereotipici che rendono un tipo di relazione più valido di altri.
Nonostante sia uno stereotipo dannoso quello secondo cui tutte le persone bisessuali sarebbero incapaci di seguire uno stile relazionale monogamo, è innegabile che la comunità bisessuale abbia un grande bisogno di rivendicare le istanze non-monogame e di smontare l'idea della coppia come centro del concetto di famiglia e come unico modo valido di vivere relazioni romantiche e/o sessuali. Abbattere questi paradigmi è l'unico modo in cui come comunità queer possiamo vivere un vero movimento socioculturale di liberazione dalle catene patriarcali.
Come persone bisessuali il nostro essere visibili ci espone fin troppo spesso all'idea di dover rappresentare l'idea di "bisessuale perfettə", di non dover ricalcare alcuno stereotipo e di dover dare al mondo l'idea più positiva possibile del nostro orientamento. Rivendichiamo dunque anche il diritto all'imperfezione, al poter vivere confusione e indecisione nel nostro percorso di autoconsapevolezza, al non dover avere sempre il ruolo di portavoce solo perché le nostre voci sono spesso silenziate.
Rivendichiamo il diritto a essere persone promiscue senza che questo giustifichi l'esistenza di pregiudizi e senza che si dia per scontato che la nostra esistenza serva a soddisfare fantasie sessuali altrui. Ci opponiamo alla pratica della "caccia agli unicorni", in cui coppie etero intendono usare le donne Bi+ come feticcio per "rapporti a tre", a volte tramite inganni per aggirare il nostro consenso: ad esempio presentarsi come una persona single e poi rivelarsi come coppia solo quando l'unicorno è già coinvoltə. Questa trasgressione, anche quando è consensuale, non mette in crisi l'eterosessualità: è solo il rovescio della medaglia rispetto a una sessualità normata e pudica. Ma noi la medaglia non la vogliamo rovesciare, noi la vogliamo distruggere. E con essa ogni sguardo che non si rivolge all'altrə con rispetto e cura.
6. Autonomia e Politiche
Da più di 20 anni l'attivismo Bi+ fa divulgazione e formazioni sulle bi- e pansessualità sui bisogni delle persone Bi+, sulle discriminazioni che affrontiamo a causa del monosessismo e degli stereotipi. Ci siamo sentitə dire che veniamo esclusə perché persone e associazioni non ci conoscono.
Veniamo discriminatə perché “confondiamo” o “siamo sconosciutə”, ci dicono.
Abbiamo fatto le nostre associazioni, i nostri discorsi dai palchi dei Pride a Venezia nel 2014, a Verona nel 2015, a Bologna nel 2016, a Novara nel 2019 e nel 2023, a Roma nel 2019, in Umbria (2021-22), a Palermo (2022), Torino (2022-2023), La Spezia (2022), Modena (2024), Milano (2025), Bari (2025).
Abbiamo organizzato dal basso le nostre politiche e i nostri Pride bisessuali a Padova, Roma, Napoli, Modena, Firenze e ora a La Spezia!
Ci siamo fattə conoscere e poi siamo statə esclusə perché volevamo spazio, voce e rappresentanza rivendicando le nostre bi- e pansessualità.
Il problema non siamo noi, è l’egemonia omonormativa secondo cui dobbiamo essere “buoni e rispettabili omosessuali” o fare lə bisessuali che non disturbano, per avere qualche briciola di spazio o progetto.
La nostra oppressione non è una svista o mala informazione nel mondo etero e omosessuale. È radicata nel mantenere quel binarismo che noi identità antibinarie trans, Bi+, intersex e non binary siamo in grado di smantellare.
Alla “rispettabilità” monosessuale preferiamo la nostra destabilizzante fluidità.
La nostra oppressione è anche materiale, perché quando viene negata la nostra esistenza e autonomia allora alle sessualità Bi+ non vengono dati fondi e servizi.
Basti pensare a quante persone Bi+ non accedono a servizi perché creati per le monosessualità o a quanti fondi per progetti LGBTQIA+ sono in realtà destinati solo a soggettività gay e lesbiche.
Noi come Rabbit vogliamo una progettazione strutturale sulle persone Bi+ che sia fatta da e per persone Bi+ seguendo le politiche bisessuali.
Rigettiamo il cortile in cui siamo statə relegatə in passato, spendendo energie e corpi per un movimento che ci sfrutta e ci assimila.
Un movimento per i diritti che ha terrore delle sue discriminazioni interne e prova a “lavare i panni sporchi in casa” non va molto lontano. E un movimento per i diritti che discrimina la maggioranza della sua comunità perde coscienza e potenza.
7. Valori del Bi+ Pride
Le nostre lotte non riguardano solo le persone Bi+ né solo le persone LGBTQIA+, ma supportano l'autodeterminazione e la dignità di tutte le persone a cui esse vengono negate.
Riteniamo che il sex work sia lavoro, e che il lavoro debba essere centrale alla lotta di classe, femminista e LGBTQIA+.
Tuttavia la queerfobia, la transfobia e la ricerca della rispettabilità portano chi pratica sex work a subire ostracismo anche all’interno dei movimenti per i diritti. Ricordiamo che senza sex worker come Sylvia Rivera e Marsha P. Johnson non avremmo il movimento LGBTQIA+ contemporaneo.
Rifiutiamo il perbenismo che depotenzia le lotte e ripetiamo: Sex Work is Work!
Rainbow e Pink Washing non ne vogliamo! La nostra è una lotta anticapitalista: rifiutiamo di essere vistə come nicchie di mercato da parte di aziende e multinazionali.
Le aziende non hanno minimamente a cuore le sorti delle persone LGBTQIA+ e usano i nostri simboli unicamente per profitto e per migliorare la propria reputazione apparendo progressiste Nel momento in cui questa immagine smette di essere vantaggiosa le imprese sono pronte ad abbandonarci, come è appena accaduto con diverse multinazionali dopo l'elezione di Trump.
Sappiamo inoltre che una facciata queer-friendly e progressista può facilmente nascondere un cattivo trattamento dellə dipendenti, così come dinamiche razziste e queerfobiche interne all'azienda.
Palestina Libera e stop al Genocidio a Gaza. Rifiutiamo la retorica per cui le persone queer non possono essere solidali con le persone palestinesi. Ricordiamo che l’omofobia in Palestina è stata portata dallo stesso Mandato Britannico che istituì le leggi anti-sodomia e sottolineiamo che la Palestina abrogò quelle leggi nel 1951. Ricordiamo anche che Israele deporta e ricatta le persone queer palestinesi richiedenti asilo e ci opponiamo alla propaganda che sostiene che Israele sia un posto sicuro per le persone LGBTQIA+. Ci riserviamo il diritto di criticare il sionismo e le azioni inaccettabili e illegali da esso derivate, e rimandiamo al mittente l'equivalenza tra anti-sionismo e anti-semitismo.
Il nostro sguardo è anti-razzista, anti-coloniale, anti-fascista. Rispettiamo quindi l'auto-determinazione delle persone queer palestinesi senza pretendere di insegnare loro "come liberarsi", e rigettiamo il presunto ruolo "civilizzatore" dell'occidente, che con il proprio suprematismo bianco ha invece prodotto binarismo, razzismo e islamofobia.
Sappiamo che la religione stessa è stata usata dall’occidente per portare avanti il proprio colonialismo. Ci riserviamo di criticare ogni organizzazione religiosa che porti avanti sessismo e queerfobia, senza per questo ignorare che esistono persone religiose che lottano contro di essi; non ignoriamo inoltre che sessismo e queerfobia provengono anche dagli ambienti, e dai discorsi, razionalisti e scientisti.
Il nostro sguardo è intersezionale: rifiutiamo le gerarchie basate sul genere, sulle relazioni, sulla razzializzazione, sulla classe e lavoro, sull'età, sulla neurotipicità, sull'avere un corpo corrispondente a canoni estetici, binari, abilisti.
Tutto questo serve a mantenere la supremazia sociale ed economica di pochi soggetti in una società rigida e discriminante: noi ne siamo consapevoli e rifiutiamo di venire contrappostə tra noi, ci contrapponiamo solo a chi vuole opprimere! La liberazione è tale, e può avvenire, solo se libera tuttə.
RABBIT Rete di Attivismo Bisessuale+ Italiana:
Antéros Padova
BPlus Milano
Orgoglio Bisessuale
PanBistelle [Mixed lgbtqia+]
e altrə attivistə Bi+